Leggo sul Corriere di un bimbo di 18 mesi sbranato da un cane razza Corso (un molossoide) due giorni fa in provincia di Pescara.
Lo scorso agosto un bambino della stessa età è stato sbranato in provincia di Catania da un Dogo Argentino, altro molossoide.
Amo molto i cani, chi mi conosce lo sa; ma amo pure, anzi di più, l'uomo (so che certe volte non lo merita, ma sono fatto così). Perciò mi è sembrato doveroso cercare di capire meglio la situazione, e ho fatto una ricerca su internet.
Nel 2016, oltre ai due casi riportati, c'è stato quello di bambini azzannati a Napoli e Buscate (Milano), ridotti in condizioni gravissime, mentre a Villafranca a una ragazza è stato staccato il naso, la stessa cosa che era successa a una bambina di sette anni a Lariano nel 2015; ancora nel 2015, un'altra bambina è stata azzannata al volto a Pino Torinese e un'altra ha perso un piede a Lecce; un'altra è stata uccisa a Fiano Romano nel 2014; nel 2013 la stessa sorte è toccata a un'anziana donna del frusinate mentre a Lavinio una bambina azzannata si è salvata dopo essere rimasta fra la vita e la morte; nel 2012 un camionista è morto sbranato a Firenze...
A un certo punto ho smesso di cercare i casi singoli e sono andato a caccia di statistiche.
Mi sono imbattuto in quelle del CODACONS: 70.000 casi di aggressione di cani all'uomo in un anno. In altre parole, ogni anno un italiano su 850 va al pronto soccorso per essere stato azzannato da un cane. Dal momento che viviamo un'ottantina d'anni, ognuno di noi ha circa una probabilità su 10 di essere aggredito nel corso della vita. Uomini, donne, anziani e bambini.
Va bene, ma... 70.000 aggressioni in un anno per una popolazione di circa 60 milioni di abitanti sono pochi o molti?
Ho bisogno di un riferimento, e lo trovo negli incidenti automobilistici. Circa 250.000 persone l'anno vanno al pronto soccorso a causa di un incidente d'auto. Quelli che ci vanno per il morso di un cane sono 3-4 volte di meno ma, ne converrete, sempre un bel po'.
Morti, feriti, 70.000 casi l'anno che richiedono attenzione medica... il problema, c'è poco da fare, esiste.
Naturalmente non è colpa del cane ma dei padroni, su questo non ci piove. O perché comprano cani di razze il cui DNA "ricorda" che erano nati per combattere, e pensano di poterglielo fare dimenticare con il 100% di risultati garantiti (mentre basta che il 100% diventi 99,99% e ci scappa l'aggressione); e/o perché, come dicono quelli che difendono anche Rottweiler, Pittbull, Corsi e Doghi Argentini, "li addestrano invece di educarli"; o perché non usano il guinzaglio e la museruola come e quando prescritto; e così via.
Una materia troppo vasta e sospettabile di partigianeria da una parte e dall'altra: chi ama il proprio cane come un bambino, non vuole sentire ragioni e considera un mostro chi pensa che i diritti dell'uomo debbano prevalere su quelli dell'animale; così come non vuole sentire ragioni chi è stato azzannato, o ha visto le foto di una persona ridotta male da un cane o, peggio, ha avuto un ferito o un morto per sbranamento fra conoscenti, amici o parenti. Le discussioni, fra i due schieramenti, sfociano spesso in insulti.
Come orizzontarsi allora?
Vi dico cosa ho fatto io. Sono andato a vedere cosa fanno altri paesi. Naturalmente non quelli come la Cina, dove i cani li mangiano: ma quelli in cui i cani sono amati per lunga tradizione. E quindi ho preso per riferimento la Gran Bretagna e la Germania.
Bene, ho scoperto che non solo Germania e Gran Bretagna, ma anche Francia, Canada e Australia hanno riconosciuto che il problema c'era anche da loro, hanno deciso che così non andava bene e hanno preso provvedimenti drastici: chi l'inasprimento delle pene per i proprietari dei cani che avevano commesso aggressioni, chi il divieto di possedere cani di razze definite pericolose o addirittura l'obbligo di sterilizzare gli esemplari esistenti.
Se in quei paesi dove "la legge è legge" gli appelli all'educazione civica e le multe non funzionano, e non funzionano al punto da dovere mettere in campo provvedimenti come il divieto di possesso e la sterilizzazione, penso non sia intellettualmente onesto sperare che in Italia il problema si possa risolvere con nuove norme che nessuno rispetterà, come non rispetta le attuali, e con multe più salate che, tanto, nessuno farà.
Facciamo un test, avanti.
Alzino la mano quanti hanno visto proprietari lasciare liberi i cani in aree pubbliche senza il famoso guinzaglio di 1.50m prescritto dalla legge; e quanti, essendo andati in un posto dove ci sono cartelli che prescrivono l'uso della museruola - per esempio, un traghetto della Tirrenia o della SNAV/GNV - , si è imbattuto in cani che non l'hanno.
Siete tanti, eeh?
Adesso alzino la mano quelli che hanno visto persone che NON hanno la museruola con sé quando portano in giro il cane (la museruola, per chi non lo sapesse, va sempre portata appresso quando si esce con un cane, ma va usata solo "quando c'è rischio per persone o animali o quando lo richiede una autorità").
Siete di nuovo in tanti, eeh?
Adesso, visto che a stare con le mani alzate vi stancate, alzino le mani SOLO quelli che hanno visto fare una multa al proprietario di un cane che si era "dimenticato" la museruola del suo Fido.
Ecco qua. Ora siete tutti con le mani giù.
E allora... certo, la responsabilità è dei padroni e non dei cani; certo, i padroni trasgressori dovrebbero essere educati con le buone o con le cattive... tutto molto bello. Ma non prendiamoci in giro fra noi, né prendiamo in giro la nostre stessa intelligenza. Se non funziona in paesi come Gran Bretagna, Germania eccetera, sappiamo benissimo che non può funzionare nemmeno da noi. E quindi bisogna avere l'onestà di scegliere fra le uniche due possibili vie: o si accettano come "inevitabili" le settantamila aggressioni l'anno con lo strascico di morti e feriti, o si mettono in campo provvedimenti davvero seri, ispirati alle legislazioni dei paesi in cui i cani sono più amati ma non si dimentica che anche l'uomo ha diritto alla sua sicurezza.
Non bisogna certo rinunciare alla compagnia dei cani, sempre meravigliosa e certe volte insostituibile. Ma penso che allo scopo ci siano pronti schiere di chihuahua, bassotti, barboncini, volpini, schnauzer, beagle, cocker e yorkshire terrier, e chi più ne ha più ne metta, che sono così carini e affettuosi. Dovremmo semplicemente lasciare la difesa dai ladri agli antifurto, e l'affermazione del machismo - per le persone per le quali è importante - al ventre tartarugato in palestra.
Evviva i cani. Lasciamo che continuino a essere i migliori amici dell'uomo. Non è difficile: basta smettere di "usarli" male.
Carlo Barbieri
Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, NitroNews, Il Fatto Bresciano, QLnews, Sicilia Journal e Malgrado Tutto, testata su cui hanno scritto Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha scritto fra l’altro “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non”, i gialli “La pietra al collo” (Todaro Editore, ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco) e “Uno sì e uno no”, una raccolta di racconti pubblicata da D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati alla VI edizione del Premio Internazionale Città di Cattolica, al IV Premio di letteratura umoristica Umberto Domina e alla VII edizione del Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.