Torna al MACRO dal 21 ottobre 2016 la XV edizione di FOTOGRAFIA - Festival Internazionale di Roma, promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, organizzato da Zètema Progetto Cultura, con la direzione artistica di Marco Delogu. Co-curatore Alessandro Dandini de Sylva.
L’esposizione, che, come di consueto, ospita fotografi di fama internazionale e offre una ricognizione importante sullo stato della fotografia contemporanea, sarà quest'anno interamente dedicata alla città di Roma con il tema centrale "Roma, il mondo", scelto nel duecentesimo anniversario della pubblicazione del primo volume di Viaggio in Italia di Goethe, per sottolineare come Roma voglia ancora con tutte le forze essere un grande crocevia d’incontro della cultura internazionale attraverso l’arte fotografica (quest’anno la Commissione Roma è stata affidata a 4 fotografi internazionali) nell’unica città al mondo che, eredità del “Grand Tour”, ha un sistema di accademie di cultura estere che sempre collaborano con il festival.
LA MOSTRA COLLETTIVA
Nella grande mostra collettiva principale, a cura di Marco Delogu, confluiranno i lavori di tutti i fotografi delle passate edizioni della “Rome Commission”: Josef Koudelka, Olivo Barbieri, Anders Petersen, Martin Parr, Graciela Iturbide, Gabriele Basilico, Guy Tillim, Tod Papageorge, Alec Soth, Paolo Ventura, Tim Davis, Paolo Pellegrin, Hans Christian Schink e lo stesso Marco Delogu).
Si aggiungono i lavori della XIV edizione della Commissione Roma affidata quest'anno a:
Roger Ballen (nella foto una sua opera), sud africano, acclamata star della fotografia internazionale, trionfatore alla Basel Art fair del 2014, le cui opere sono collezionate dai più grandi musei del mondo.
Ballen ha trascorso gli ultimi trentacinque anni della sua vita a fotografare le periferie di Johannesburg, entrando in contatto profondo con quel mondo estremamente sommerso e distaccato dalla vita comune, composta dagli *shanties* (le baracche di lamiera) ed i suoi abitanti, spesso additati come “freaks”. L’incontro con questo mondo ha condizionato profondamente la sua estetica fino a diventarne icona e da questo incontro nasce una dimensione ancora più oscura, composta da ombre e su cui aleggiano fantasmi di un passato indefinibile. Per entrare a Roma Ballen ha costruito una sua baracca, che congiunge la sua storia a quella delle periferie romane oggetto di indagini visive del neorealismo, sino a Pier Paolo Pasolini che proprio accanto a una serie di baracche venne trovato morto nella notte tra il primo e il 2 aprile del 1975. La baracca è per Ballen il modo di entrare a Roma, violentemente con la sua estetica. Dipinge sui muri con gessi e carboncini i disegni che tante volte ha visto negli shanties sud-africani e mette in atto un palcoscenico teatrale, di cui lui ne è regista e artefice.
Jon Rafman, canadese, uno dei più affermati giovani artisti di fama mondiale, noto per i suoi lavori che utilizzano le nuove tecnologie del web, e in particolare per la serie di immagini catturate tramite Google Street View, un’operazione metafotografica con cui ha rivoluzionato e segnato indelebilmente il mondo della fotografia. Dopo aver passato negli ultimi anni molto tempo a Roma, nel 2016 Rafman ha realizzato una Rome Commission. Combinando visioni oniriche del quotidiano con associazioni libere, Rafman ha prodotto una nuova serie di animazioni che trascinano lo spettatore in un viaggio imprevedibile, una sorta di esplorazione mentale tra i simboli e le metafore di Roma, dal passato sino al presente.
Simon Roberts, inglese, famoso per i suoi paesaggi, realizza la mostra “New Vedute - Alternative Postcards from Rome”, in collaborazione con il British Council, un lavoro sulla sovrapposizione di immagini da lui realizzate a cartoline d’epoca. Alle cartoline, raffiguranti immagini emblematiche della città di Roma, Roberts sovraimpone degli snapshots contemporanei che lui stesso ha scattato. La città di Roma, con le sue antiche rovine ed i suoi molti monumenti storici, si presenta sì come “città-cartolina”, ma anche come uno spazio urbanizzato: ed è proprio su questa duplice identità che Roberts indaga nel combinare le immagini contemporanee con quelle delle cartoline, facendone emerge così le tensioni interne e sondandone le visioni in competizione.
Leo Rubinfien, statunitense, noto come il grande allievo di Garry Winogrand (del quale ha curato la retrospettiva che ha girato i più importanti musei del mondo) e autore del famoso lavoro “Wounded cities”.
La mostra apre il 6 dicembre
Inaugurata nel 2003 da Josef Koudelka, la Rome Commission è diventata presto l’elemento più rappresentativo e atteso di FOTOGRAFIA, donando così alla città di Roma il prestigio di essere l’unica città al mondo ad avere affidato per quattordici anni consecutivi un suo “ritratto” al gotha della fotografia internazionale. Josef Koudelka (2003), Olivo Barbieri (2004), Anders Petersen (2005), Martin Parr (2006), Graciela Iturbide (2007), Gabriele Basilico (2008), Guy Tillim (2009), Tod Papageorge (2010), Alec Soth (2011), Paolo Ventura (2012), Tim Davis (2013), lo stesso Marco Delogu (2014), Paolo Pellegrin (2015) si sono succeduti in questa importante opera curatoriale. Oltre ai fotografi che hanno lavorato alla Commissione Roma, il progetto ha visto coinvolti nel tempo molti altri autori: David Farrell, Leonie Purchas, Matthew Montheith, David Spero, Pieter Hugo, Juan Fabuel, Agnes Geoffray, Miguel Rio Branco.
LE ALTRE MOSTRE
Pino Musi "Opus"
Il lavoro “Opus” è composto da una serie di tredici fotografie in successione lineare che prende in considerazione molteplici aspetti della sapienza costruttiva ed architettonica nell’antica Roma. La fotografia in questo caso si pone nella condizione di ridare ordine e dignità visiva ai frammenti, ai residui, ad una materia “sporcata” dal tempo e dalle superfetazioni, attraverso una luce vivida, un bianco/nero ricco di sfumature tonali ed attraverso la capacità analitica dell’autore di disporre con chiarezza sostanziale gli elementi necessari all’inquadratura. Una valenza iperreale, metafotografica, che appartiene al disegno, scandisce le transizioni visive delle diverse superfici, e al tempo stesso accompagna chi guarda le immagini verso una sottile perdita di confini e proporzioni.
Alfred Seiland "Imperium Romanum"
Alfred Seiland ha esplorato e fotografato una serie di luoghi - dai paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo fino a quelli del Nord Europa e oltre - dove sopravvive, o rivive, l’idea dell’Antica Roma. Il suo obiettivo non è rivolto unicamente ai monumenti o ai siti archeologici originali, ma entra anche nei musei, nei resort, nei set cinematografici. L’opera di Seiland non si limita a rievocare un tempo ormai passato, ma indaga con estrema lucidità e consapevolezza anche il contrastante rapporto tra antichità e modernità presente. Le sue immagini riflettono sullo stato odierno delle cose, documentando con acume critico e talvolta ironia come la società moderna abbia assorbito e rielaborato al suo interno l’eredità plastica e figurativa dell’Antica Roma.
Martin Bogren “Rome, portraits”
Martin Bogren si muove tra gente ordinaria in città ordinarie, sia a casa che nei suoi viaggi. Le sue foto-documento, sono catturate durante lunghe passeggiate fatte la mattina presto o la sera tardi. Quando guardiamo dentro il suo mondo in bianco e nero, dove spazio e tempo sono sempre subordinati all’incontro con un altro essere umano, troviamo un universo fortemente personale e poetico che si costruisce sul mondano e sul reale.
Pier Paolo Pasolini
Una raccolta fotografica dedicata a Pasolini dalla collezione privata di Giuseppe Garrera e in un allestimento a cura di Alessandro Dandini de Sylva. La mostra raccoglie un gruppo di fotografie inedite che indagano il denso ed eccezionale rapporto di grandi fotografi con il volto e il corpo di Pasolini (William Klein, Ugo Mulas, Mario Dondero, Tazio Secchiaroli, Mario Tursi, Dino Pedriali e molti altri).
Kate Steciw & Letha Wilson “Fold and unfold”
Fold and unfold è il quarto capitolo di una ricerca curatoriale avviata da Alessandro Dandini de Sylva sui nuovi linguaggi della fotografia contemporanea. Sperimentando nuove tecniche analogiche e digitali, le due artiste americane Letha Wilson e Kate Steciw oltrepassano i confini tradizionali della fotografia, liberando l’immagine fotografica dai limiti della bidimensionalità.
Letha Wilson trasforma immagini piatte in oggetti scultorei sovrapponendo in lavori complessi e ibridi stampe fotografiche, metallo e cemento.
Kate Steciw interroga invece il rapporto tra realtà e rappresentazione virtuale, creando collage fotografici digitali che combinano immagini scattate da lei stessa con materiale visivo trovato o acquistato su internet.
La mostra apre il 6 dicembre
Muri Socchiusi
Il progetto proiettivo “Muri Socchiusi”, della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, MACRO, della Direzione Casa Circondariale “Regina Coeli” in collaborazione con VO.RE.CO - VOlontari REgina COeli e con Shakespeare and Company2, a cura di Claudio Crescentini. Video, frames e fotografie narreranno gli interventi artistici realizzati, a partire da marzo 2016, sulle pareti interne di “Regina Coeli”, che, per la prima volta si apre all’arte, grazie all’operatività e la creatività di tre artiste fotografe e video-maker Laura Federici, Camelia Mirescu e Pax Paloscia e di alcuni detenuti del carcere.
Carlo Gianferro, Tommaso Ausili “Jubilee people”
Come i pittori alla Pompeo Batoni della Roma di Sette e Ottocento lavoravano per immortalare i turisti del Grand Tour, così Carlo Gianferro e Tommaso Ausili realizzano oggi una storia visiva del Grande Viaggio e dei suoi protagonisti. Nel loro progetto “Jubilee People”, ritraggono i pellegrini che sono passati durante l’ultimo Giubileo. Contro il fondale dipinto di uno studio accanto a piazza San Pietro, sono state fotografate le persone più disparate, lontane dai media e appartenenti spesso a mondi lontani, che rappresentano l’ossatura di quel turismo religioso che la città attira come poche altre al mondo: suore, giovani seminaristi, membri di confraternite, venditori di souvenir, cattolici ortodossi, scout, militari, semplici fedeli, ecc...
Daniele Molajoli e Flavio Scollo “Distruzione / Ricostruzione”
In collaborazione con Poste Italiane, la XV edizione di FOTOGRAFIA Festival Internazionale presenta un importante progetto dedicato alla raccolta fondi - tramite il sito del festival ed altre iniziative - per il restauro di alcuni beni storico-artistici di Amatrice e delle altre zone colpite dal sisma dello scorso agosto. L’evento sismico ha coinvolto un’ampia area montana divisa tra le regioni di Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo, portando via centinaia di vite umane e devastano uno dei luoghi più ricchi di storia e di arte del Paese.
I borghi medievali, le chiese affrescate e gli edifici storici oggi sono in gran parte ridotti ad un cumulo di macerie ed è doveroso pensare anche alla ricostruzione di questi luoghi: un lavoro lungo e complesso, perché nel caso dei beni culturali si ha a che fare non soltanto con edifici storici, ma anche con i simboli di un’identità culturale che se non adeguatamente tutelata, rischia di andare perduta.
La mostra Distruzione / Ricostruzione, a cura di Flavio Scollo e Daniele Molajoli, propone un reportage ricco di fotografie inedite che racconta la storia dei luoghi danneggiati, creando una sorta di mappatura dei più importanti beni storici e culturali danneggiati o distrutti dal terremoto.
Una prima parte del progetto (per rispetto dell’emergenza umanitaria) è stato svolto in Val Nerina, nella provincia di Norcia, e la seconda parte coinvolgerà invece i comuni di Amatrice, Accumuli ed Arquata del Tronto.
PREMI E CALL
A corollario delle mostre principali, prosegue l’impegno del Festival nella promozione di giovani talenti e nuovi linguaggi fotografici con i numerosi premi e call: Open Call for Artists, Premio Graziadei per FOTOGRAFIA, e Premio IILA.
Open Call for Artists
Rivolta a tutti gli artisti italiani e stranieri che utilizzano il mezzo fotografico e che non abbiano superato il quarantesimo anno di età, la Open Call for Artists raccoglierà le candidature di progetti sul tema principale del Festival. I progetti selezionati saranno proiettati in uno slideshow nel MACRO a partire dal 6 dicembre e verranno menzionati sul sito dove una sezione speciale sarà dedicata al vincitore.
Premio Graziadei per FOTOGRAFIA
Il premio, rivolto a tutti i fotografi italiani sotto i 35 anni e ormai giunto alla V edizione, scommette sulla capacità di crescita di fotografi che già stiano mostrando un’interessante maturazione artistica. Il miglior progetto fotografico selezionato viene esposto al MACRO, e al vincitore è assegnata una borsa di 5.000 euro per la realizzazione e produzione di un nuovo progetto fotografico, sempre senza vincolo di tema, che sarà esposto durante la successiva edizione del Festival.
Il vincitore di questa edizione del premio è Alessandro Calabrese con il progetto A Failed Entertainment, che mette in relazione il concetto di autorialità nella produzione di fotografie con la contrapposta proliferazione su larga scala di materiale visivo disponibile in rete.
I suoi lavori sono esposti insieme a quelli del duo vincitore della passata edizione, The Cool Couple, che presenta il progetto Turbulent Times. Nothing happens in nice weather. Chapter 2: Cool people pay happily.
Inoltre, in occasione della sua V edizione, saranno invitati a esporre anche i vincitori delle precedenti edizioni: Andrea Botto, Francesco Neri, Luca Nostri, Luca Spano e Pietro Paolini.
Premio IILA-FOTOGRAFIA
La IX edizione del Premio IILA-FOTOGRAFIA, dedicato a giovani fotografi dell’America Latina e Caraibi con meno di 35 anni, sarà articolata in due momenti: dal 21 ottobre sarà in mostra il lavoro Cartografías de Escape realizzato dal fotografo colombiano Luis Carlos Tovar, vincitore dell’edizione 2015, durante la sua residenza romana dello scorso anno; dall’1 dicembre saranno esposti il progetto Héroes del brillo di Federico Estol (Uruguay), vincitore della IX edizione del Premio IILA-FOTOGRAFIA 2016 e i lavori degli altri fotografi finalisti: Belén Pinto Droguett (Cile), Menzione d’Onore con il progetto “Vestigios”; Javier Rocco (Argentina), con il progetto “Desolación”; Nicole Pinzón Hernández (Colombia); Jesús Hdez-Güero (Cuba), con il progetto “Calados capitales en lugares de paso”; Daniella Profeta (Perù), “Hitos Mortuorios”.
Al vincitore sarà offerta una residenza di un mese a Roma nel corso della quale svilupperà un progetto fotografico sulla città, che verrà presentato nel corso dell’edizione 2017 del Festival.
Il Premio IILA-FOTOGRAFIA è realizzato in collaborazione con le Ambasciate dei Paesi membri dell'IILA: Argentina, Stato Plurinazionale di Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Uruguay, Repubblica Bolivariana del Venezuela.
ACCADEMIE DI CULTURA STRANIERE
Oltre alla collaborazione con il British Council per la mostra di Simon Roberts “New Vedute – Alternative Postcards from Rome”, e con l’Istituto Italiano Latino Americano per il Premio IILA-FOTOGRAFIA, il festival consolida le sue relazioni internazionali accogliendo anche quest’anno nel suo programma, come prestigiose esposizioni collaterali, le mostre fotografiche ospitate da importanti Accademie di Cultura straniere:
“Willi Moegle - Otto Steinert” - Accademia Tedesca di Villa Massimo
L’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo, presenta la mostra “Willi Moegle - Otto Steinert” (7 ottobre - 2 dicembre 2016), curata dalla storica della fotografia Ute Eskildsen.
Si tratta della terza mostra di una serie espositiva che illustra l’evoluzione della fotografia tedesca dagli anni venti a oggi e che mette in dialogo o in contrasto le opere di due fotografi di un’epoca. L’avvio della serie, nel 2014, fu con la mostra di August Sander e Helmar Lerski seguita dalla seconda, nel 2015, con Erich Salom e Friedrich Seidenstücker, entrambe le mostre esibirono opere di fotografi della repubblica di Weimar. La terza edizione è dedicata al dopoguerra, in particolare alla fine degli anni cinquanta, epoca del miracolo economico tedesco.
Willi Moegle e Otto Steinert sono due creatori della fotografia in bianco e nero: il primo è rappresentante della fotografia di oggetti e il secondo della rappresentazione astratta sperimentale. Due fenomeni polari: la fotografia applicata e quella libera.
A View of One’s Own: Tre fotografe a Roma. Esther Van Deman, Georgina Masson, Jeannette Montgomery Barron - American Academy in Rome
L’American Academy in Rome presenta la mostra “A View of One’s Own: Tre fotografe a Roma. Esther Van Deman, Georgina Masson, Jeannette Montgomery Barron” (13 ottobre - 27 novembre 2016), a cura di Lindsay Harris, Peter Benson Miller e Angela Piga, lo sguardo su Roma di tre donne fotografe statunitensi di tre generazioni consecutive. Il loro lavoro confronta aspetti e trasformazioni della Città Eterna nel corso di più di un secolo, dalla Belle Epoque ai nostri giorni. Le protagoniste sono l’archeologa americana Esther Boise Van Deman, che fotografa Roma e dintorni nel primo decennio del Novecento, Georgina Masson, autrice dell’intramontabile The Companion Guide to Rome che dagli anni ’50 ha influenzato le esperienze degli stranieri a Roma, e la fotografa contemporanea Jeannette Montgomery Barron, le cui immagini catturano attimi di Roma attraverso gli occhi di un’Americana che vive da straniera nella Città Eterna, avviluppandoli in una fantasticheria errabonda, meditativa.
I TALK
La solida collaborazione con il museo MACRO ha visto una continua e costante crescita di pubblico, che anche quest’anno sarà coinvolto nelle tre giornate inaugurali e durante l’intero festival con incontri e talk, in via di definizione.
Sabato 22 ottobre alle ore 17.00, come primo appuntamento, segnaliamo il talk con Paolo Rumiz che parlerà del suo viaggio sull’Appia Antica mostrando il film documentario.