E’ stato presentato alla Festa del Cinema di Roma “Immagini residue”, l’ultimo film del regista polacco Andrzej Wajda, scomparso il 9 ottobre scorso. Il ritratto di un pittore polacco vittima della dittatura comunista, divenuto un simbolo di libertà al quale Wajda ha pensato per lunghi anni. Il servizio di Luca Pellegrini:
Li ha vissuti in prima persona quei terribili anni della dittatura comunista nella sua Polonia. Ma non voleva raccontarli come una biografia, quanto trovare la mediazione di un artista e connazionale che potesse esprimere il suo stesso anelito di libertà: dell’arte, dell’individuo, della società. Wajda ha girato “Immagini residue” dopo averlo a lungo pensato. E’ la storia di un pittore, Władysław Stremiński, uno degli artisti polacchi di maggior talento, che agli inizi degli anni ’50, per aver rifiutato i dettami imposti dal realismo socialista e di sottomettersi all’ideologia marxista, fu vessato dai politici, espulso dall’Accademia e dall’Unione degli Artisti, precipitando in una indigenza e solitudine che lo avrebbero portato addirittura alla morte. Un eroe dal carattere duro, ostico, che non ha accettato compromessi. Un simbolo, come le è divenuto Wajda, che ha portato a termine il suo film, prima che la morte lo cogliesse. L’attore Bogusław Linda, che interpreta il pittore polacco, ricorda con queste parole il grande regista scomparso:
Il regista Andrzej Wajda |
"Io ricordo soprattutto i tanti anni di collaborazione: abbiamo fatto insieme quattro film e ogni film è stato un’avventura, una vicenda nuova, completamente inedita. E poi Wajda era questo grande bambino, un eterno bambino, felice ogni volta di poter lavorare, di poter giocare. E poi, chiaramente, tornando al discorso della censura, ogni suo film è stato un’impresa difficile da realizzare perché ogni suo film è stato un film importante".
Michał Kwieciński è un importante produttore polacco che è stato al fianco di Wajda per lunghi anni. Ha particolarmente caro questo film, che racconta un capitolo tragico del suo Paese, ma anche denuncia il pericolo che corre l’arte quando asservita al potere:
R. – "Questo è un film soprattutto sulla libertà dell’artista, un tema molto affascinante: su come l’artista si rapporta con la realtà che incontra, sulle sue scelte, sulla libera scelta dell’artista. Per puro caso, però, abbiamo girato questo film giusto un anno prima delle elezioni, quando sono cambiati l’autorità, il potere in Polonia. Il film, quindi, è diventato attuale in senso politico e pone delle domande sul dominio dello Stato e dell’autorità sulla cultura. E’ stato, però, un puro caso, perché girato appunto un anno prima". Luca Pellegrini, Radio Vaticana, Radiogiornale del 16 ottobre 2016.