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Fabrizio Angelini dirige "Trasteverini" in scena dal 12 al 16 ottobre al Teatro Tirso de Molina. L'intervista di Fattitaliani

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Torna in scena a Roma, per il quinto anno consecutivo, la commedia musicale Trasteverini in scena al Teatro Tirso de Molina dal 12 al 16 ottobre. La vera protagonista di questa splendida commedia musicale è l’anima stessa di Roma, una città concreta, moderna, che sogna, fatica, sorride per andare avanti, senza dimenticare ciò che ha lasciato indietro. I protagonisti dello spettacolo, accompagnati dalla meravigliosa musica di Andrea Perrozzi, sono persone comuni: un panettiere, un meccanico, il gestore di un ristorante, dipinti dalla sapiente regia di Fabrizio Angelini in un susseguirsi di battute esilaranti e colpi di scena improvvisi. Fattitaliani ha intervistato il regista.

Una ripresa a teatro testimonia ovviamente un successo. Quale a tuo avviso l'aspetto maggiormente amato dal pubblico? 
Questo spettacolo è nato nel 2009, e l’abbiamo ripreso più volte, periodicamente. Per una serie di repliche è stato inserito anche nella programmazione dei Teatri di Cintura del Teatro di Roma. Credo che siano diversi gli aspetti che ne hanno decretato il successo, e non uno solo: direi sicuramente il fatto di essere stato interpretato sempre da artisti di prim’ordine, protagonisti della scena musicale italiana e romana, pur essendo uno spettacolo “off”. Artisti che nelle varie edizioni si sono alternati, sono cambiati, a volte sono tornati, perché sempre molto legati a questo spettacolo. Poi sicuramente le splendide musiche di Andrea Perrozzi, insieme all’accattivante testo di Gianfranco Vergoni. Non ultimo il mio apporto in uno spettacolo “minimalista” che ha fatto di necessità virtù: tutto è nato da un gruppo di colleghi che avevano voglia di creare qualcosa insieme. Non avevamo soldi, ovviamente, ma c’era questo bisogno di espressione artistica, come avviene a molti altri di noi. Dunque tutto nacque da una sorta di workshop, facemmo diversi tentativi per rendere teatrali le idee che mi o ci venivano, e così via. Facemmo le prove in diversi luoghi "improbabili" che ci furono messi a disposizione gratuitamente: una discoteca, una ludoteca, la casa di qualcuno… e anche un ristorante, il Millennium, in Via di Tor Tre Teste sulla Casilina. Dove ovviamente c’erano tavoli e sedie… E proprio quelle sedie sono diventate le protagoniste dello spettacolo: il pubblico quando entra in Teatro vede 8 sedie schierate in proscenio a sipario aperto, e da lì prende il via l’azione. Voglio dire che alla base dello spettacolo c’è sempre stata una voglia smisurata di fare, di comunicare, di esprimersi, investendo sempre su noi stessi, autotassandoci, cercando di superare tutti insieme le quotidiane difficoltà nel mettere in scena un lavoro, in particolare a Roma. Credo che il pubblico recepisca anche molto questo, un grande lavoro di gruppo nel quale gli “effetti speciali” sono gli artisti stessi.
Fra i personaggi del testo di Vergoni quale secondo te rispecchia maggiormente la Roma di oggi?
Ad istinto direi il trio delle tre ragazze (Nina, Iva, Sara): Gianfranco Vergoni spesso racconta di vedere e sentire personaggi molto simili ad esempio nella metropolitana. In realtà però ogni personaggio è stato costruito proprio sugli attori, che in alcuni casi hanno contribuito anche alla stesura di brevi parti del testo (l’inizio e la fine, la passeggiata di Enrico e Gabriella per Roma, e così via), e abbiamo cercato di renderli il più possibile veri e naturali. Ognuno di loro affronta problemi pratici di vita quotidiana, e forse è anche questo che coinvolge molto gli spettatori: il fatto di rispecchiarsi in qualcosa di loro. Questo è molto sentito specialmente recitando a Roma, com’è ovvio, anche se ci piacerebbe riuscire a portare lo spettacolo al di fuori della Capitale: si parla di temi e valori universali, non circoscritti dunque solo e necessariamente al territorio romano, anche se quella è l’ambientazione. Spesso chi non conosce lo spettacolo pensa si tratti di una cosa alla Rugantino, ambientata nell’800, mentre invece da noi tutto è più attuale che mai.
Essere o definirsi "trasteverini"è ancora attuale? 
È un problema che ci siamo posti, effettivamente. Lo spettacolo si chiama così dal brano musicale omonimo scritto da Perrozzi, che ha dato il “la” al tutto, ma in effetti potrebbe chiamarsi tranquillamente “Romani”. Perché in generale ascoltando i dialoghi, si ha più l’impressione di essere in una borgata romana che non a “Trastevere”. Trastevere è sempre una zona straordinaria di Roma, però forse la vera anima di Roma, quella che lo spettacolo vuole raccontare, è proprio quella un po’ più ai margini. A Trastevere, uno dei fulcri della movida romana, credo ormai vivano prevalentemente stranieri e artisti, perché credo sia cambiata un po’ la geografia dei suoi abitanti. Noi però abbiamo deciso di lasciare quel titolo, perché essere Trasteverini, in senso lato, significa essere romani.
E tu personalmente come vedi Roma? Come la vivi? 
Come tutti sappiamo Roma è un gran caos. Io sono spesso fuori per lavoro, e devo dire che ogni volta che torno sento la fatica del viverla quotidianamente, con i problemi che tutti sanno. Attualmente, insieme ad un mio socio, Gabriele de Guglielmo, sono direttore di una Compagnia Teatrale che ha sede ad Ortona, in Abruzzo, una cittadina sul mare, dove si vive molto tranquillamente. Forse starò invecchiando, ma ultimamente cerco di passare lì la maggior parte del tempo, perché Roma è diventata davvero faticosa.
Segui anche la politica?
Seguo molto la politica ultimamente, e ho sostenuto la candidatura di Virginia Raggi e dei 5 Stelle. Credo siano l’unica (e ultima?) possibilità per una rinascita della Capitale e della politica stessa, se riescono a portare avanti i principi del movimento. Roma è molto complessa, ci sono poteri occulti che impongono cose dall’alto, e Mafia Capitale ne è un esempio. Avranno un grosso lavoro da fare, soprattutto per sradicare proprio tutto il marcio che c’è e che noi cittadini, forse, possiamo solo immaginare. Io dico sempre, soprattutto ai più giovani, che se anche loro dovessero fallire non ci rimane davvero altro da fare che andarcene all’estero.
La commedia musicale ti sta a pelle. Pensato di dirigere anche la prosa o già fatto?
Magari! Non vedo l’ora. Qualcosa è già capitato, in particolare ultimamente un “Arsenico e vecchi merletti” che mi ha dato molte soddisfazioni e spero presto di riuscire a riprendere. In Italia c’è sempre un po’ di prevenzione nei confronti del mondo del musical da parte di quello della prosa, anche verso i registi, si tende a fare delle considerazioni a “compartimenti stagni”. Ma io sono più che pronto, sia perché continuo a studiare e ad aggiornarmi, sia perché nello spettacolo musicale gli artisti li considero principalmente attori, e come tali li dirigo, anche se devono cantare o interpretare una coreografia. Trasteverini ne è proprio l’esempio, perché pur essendo una commedia musicale la parte in prosa è davvero importante, e con gli interpreti è stato sempre fatto un lavoro molto accurato su di loro e sul loro personaggio. Giovanni Zambito.
©Riproduzione riservata

Trama
Dario ha trent’anni e vive di musica. Sbarca il lunario suonando nei locali, ai matrimoni e per strada. E’ contento così... ma è la spina nel fianco dei genitori, commercianti, e della sorella Nina, universitaria che aspira a salire la scala sociale. Adriana, storica fidanzata di Dario, lavora instancabilmente nel ristorante di famiglia, e anche lei vorrebbe che Dario si dedicasse a qualcosa di più concreto. Enrico è il migliore amico di Dario, proviene da una famiglia disagiata, lavora in un’officina. Durante un’esibizione vengono avvicinati da un impresario che chiede loro del denaro per lanciarli verso il successo. Enrico perde la testa per Gabriella, segretaria dell’impresario. Dario convince Adriana a prestargli tutti i suoi risparmi; Enrico non trova di meglio che mettersi nelle mani di uno strozzino, che ha messo gli occhi su Nina e la circuisce facendo leva sul suo fascino personale, malgrado le tenaci rimostranze delle sue due amiche, Iva e Sara. Tra canzoni, litigi, passeggiate, temporali e chiari di luna, la storia si complicherà, alternando momenti i drammatici a quelli brillanti, fino a una conclusione che aspira a ridefinire il concetto di “lieto fine”, lontano dall’ossessione, purtroppo così attuale e così fasulla, del successo facile, visto come unica possibilità di realizzare se stessi e di essere felici.
Il testo è di Gianfranco Vergoni, la regia di Fabrizio Angelini. Liriche: Armonioso, Vergoni, Tulli; musiche: Andrea Perrozzi; luci: Umile Vainieri responsabile tecnico: Emanuele De Rossi
Interpreti: Andrea Perrozzi, Enrico D’Amore, Silvia Di Stefano, Irene Cedroni, Alessandro Salvatori, Ilaria Nestovito, Ludovica Di Donato, Chiara Famiglietti e Emanuele Di Luca.
Orario spettacoli: da mercoledì a venerdì ore 21; sabato ore 17 e ore 21; domenica ore 17.30.
Biglietti da 15 a 18 euro on line su ticketone.it
Teatro Tirso De Molina
Via Tirso, 89 - Roma
Informazioni e prenotazioni: 06 8411827 oppure 329 5618223

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