In Turchia il locale sistema satellitare TurkSat ha appena oscurato 23 canali fra radio e televisioni. Motivo: “minacciavano la sicurezza nazionale e appoggiavano il terrorismo”.
Fra i canali cancellati spicca Zarok, una emittente televisiva che produceva cartoni animati per bambini.
Possibile?
Eh sì, perché l’emittente trasmetteva in curdo, e questo faceva dei Puffi e di Paperino pericolosi nemici dello stato.
Ironia a parte,
la mossa è un sintomo di quanto “scientifica” e radicale sia oggi in Turchia la campagna di eliminazione di tutto ciò che è dissenso e rivendicazione di una identità diversa.
Tanto scientifica dall’aver realizzato che i bambini curdi di oggi vanno “turchizzati” prima che diventino grandi.
Tanto radicale dall’aver soppresso, dal 15 luglio, tre agenzie di stampa, 16 canali televisivi, 23 radio, 45 quotidiani, 15 riviste e 29 case editrici.
E l’Europa che fa?
Beh, l’Europa è assente giustificata: deve pensare alla crisi delle banche che ha provocato la crisi della gente - ma alla gente non lo si deve dire se no si arrabbia; a quegli antipatici degli Inglesi che se ne vanno per i fatti loro con la paura che provochino un disastro per sè e per gli altri, paura superata solo dal terrore che alla fine salti fuori che hanno fatto bene; ai migranti che non vuole nessuno, ma tanto arrivano lo stesso; deve bacchettare l’Italietta per il deficit fuori legge e trovare il modo di non bacchettare la Germaniona per il surplus altrettanto fuori legge.
E l’Italia?
Beh noi abbiamo da pensare al patto di stabilità, a quello che succederà allo spread quando Draghi se ne andrà, ai migranti che per noi sono un problema magguore perché siamo la porta d’Europa (a meno di non convincerli a fare il giro lungo e sbarcare in Finlandia); all’Italicum che prima a andava bene a qualcuno e non ad altri, e ora sta bene agli altri e non a quello che l’ha voluto. E poi ci sono soprattutto il Grande Fratello, il Boss delle Cerimonie (canale 31 satellitare: non perdetevelo mi raccomando), le puntata delle secolari fiction in cui si comincia ad avere la soddisfazione di vedere invecchiare malamente i protagonisti, le telenovele ”vere” - dal processo per l’omicidio misterioso ( “Mecondo me l’ha ammazzata lui, ha una faccia che non mi piace, tu che ne digì Gegè” - e Gegè il parrucchiere spiega perché secondo lui ecc. ecc.); per non parlare di “Raggi contro tutti - Riuscirà la nostra eroina a trovare un assessore più stabile dell’ultimo dente di un centenario?”
Insomma noi abbiamo da fare.
Erdogan faccia pure quello che vuole.
Ecco, se porprio dovessimo intervenire sulla faccenda potremmo dire sommessamente, se prima però ci promette che non si secca troppo, che non saremmo troppo d’accordo con quello che sta facendo.
Ma se questa cosa gli dà fastidio lasciamo perdere.
Non si sa mai dovesse arrabbiarsi.
Ooops... scusate, avevo detto “ironia a parte”. Ci sono ricascato.
Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, NitroNews, Il Fatto Bresciano, QLnews, Sicilia Journal e Malgrado Tutto, testata su cui hanno scritto Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha scritto fra l’altro “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non”, i gialli “La pietra al collo” (Todaro Editore, ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco) e “Uno sì e uno no”, una raccolta di racconti pubblicata da D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati alla VI edizione del Premio Internazionale Città di Cattolica, al IV Premio di letteratura umoristica Umberto Domina e alla VII edizione del Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.