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Immigrazione: in aumento arrivo in Italia di minori non accompagnati, oltre 13 mila nel 2015

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La chiusura della rotta balcanica e la persistente instabilità economico-politica che interessa i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente hanno intensificato l’arrivo sulle coste italiani di minori non accompagnati spesso in condizione di particolare vulnerabilità psicologica ed esposti a rischio di marginalità sociale. Dell'argomento si è discusso al seminario "Minori stranieri non accompagnati: accoglienza e inclusione", organizzato a Roma dall'Ismu, l'Istituto per lo Studio della Multietnicità. Il servizio di Francesca Di Folco

Soli, con un viaggio estenuante davanti. Sono soprattutto eritrei, egiziani, gambiani e somali i giovanissimi che attraversano in solitudine il Mediterraneo per giungere in Italia. Secondo i dati ufficiali diffusi dall’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, su 154 mila migranti sbarcati sulle nostre coste nel 2015, oltre 16 mila erano minori e di questi ben 13 mila risultavano essere non accompagnati. I minori non accompagnati sono per lo più accolti nelle regioni italiane interessate dagli sbarchi: oltre 1000 le presenze in Sicilia, Calabria e Puglia. A far riflettere ancor più è il dato relativo ai minori che risultano irreperibili: sia nel 2014 che nel 2015 per 6 mila si è segnalato un allontanamento dalla struttura di accoglienza. A quali pericoli vadano incontro, lo abbiamo chiesto alla prof.ssa Carmela Canta, esperta di politiche migratorie dell'Università Roma Tre:
“Il problema più drammatico riguarda non i presenti, perché questi ultimi si trovano nelle strutture, ma gli irreperibili, perché non sappiamo dove sono. Vanno incontro a problemi terribili, perché alcuni di questi minori – i cosiddetti 'minori economici', soprattutto gli egiziani – vengono in Italia perché le famiglie investono su di loro. E quindi questi minori hanno necessità di lavorare per poter inviare soldi alle famiglie. Ciò significa che fanno i lavori più pericolosi; sono coinvolti nel mondo della prostituzione, della droga… Ma è possibile che facciano anche altro: qualcuno parla di espianto, vendita di organi”.
Dal punto di vista normativo, sono molte le necessità specifiche per i minori secondo Ennio Codini, giurista all'Università Cattolica di Milano:
“La prima criticità riguarda la stessa individuazione della persona come minore. Sovente queste persone non hanno documenti per le circostanze che li hanno indotti anche a lasciare il loro Paese; quindi vi sono delle incertezze, anche perché la maggior parte dei minori non accompagnati non sono bambini sugli 8-10-12 anni, ma sono ragazzi, adolescenti, sui 16-17-18 anni, quindi vicini alla maggiore età. La prima difficoltà è quella di stabilire con certezza chi è la persona minore, anche perché non sempre quest’ultima ha interesse ad essere identificata come minore, e qualche volta invece vuole essere identificata come minore senza esserlo. Poi, c’è l’esigenza di accoglierli: in Europa abbiamo scelte diverse: in Italia storicamente si è molto puntato sulle strutture specifiche di accoglienza e meno per esempio sulle famiglie; fino a quanto puntare ancora sulle strutture di accoglienza o invece considerarle sussidiarie rispetto all’idea di privilegiare le famiglie, come luogo dell’accoglienza e dell’integrazione? Poi un punto veramente molto delicato è costituito dal fatto che, in realtà, molti minori stranieri non accompagnati sfuggono al sistema di accoglienza: o non vengono intercettati o vengono identificati ma poi si sottraggono alle misure di accoglienza o entrano nel circuito dell’accoglienza e poi lo lasciano, semplicemente abbandonando le strutture stesse. E questo ci segnala tra l’altro anche delle criticità circa il funzionamento di queste strutture. Questo è un aspetto davvero drammatico, perché quando noi parliamo di accoglienza rischiamo di parlare in Italia, e anche in Europa, di un sistema che riguarda non la maggior parte, ma una minoranza dei minori stranieri che vengono a trovarsi sul territorio”.
Enorme criticità è il passaggio all'età adulta, il momento di transito dei minori verso la maggiore età. Ascoltiamo ancora Codini:
“Una criticità giuridica, e non solo tale, riguarda il passaggio all’età adulta: cioè la transizione dalla minore alla maggiore età. Perché comunque lo status giuridico della persona cambia al diciottesimo anno: se la persona ha ottenuto lo status di rifugiato, può continuare a soggiornare ed è protetta. Se invece si tratta di minori non accompagnati che non hanno ottenuto lo status, perché non lo hanno chiesto, perché gli è stato rifiutato, allora al diciottesimo anno cambia la situazione giuridica e quello può essere un momento davvero critico. Addirittura c’è il rischio che la persona diventi un immigrato irregolare, con le conseguenze drammatiche del caso. In generale, comunque, c’è un problema giuridico di qualificazione della persona quando diventa maggiorenne”.
Oltre ai problemi giuridici notevoli sono quelli all'accompagnamento: l'assistenza è garantita a coloro che restano dentro il sistema, ma la preparazione alla vita adulta di successo in un paese come l'Italia è in buona misura carente. Francesca Di Folco, Radio Vaticana, Radiogiornale del 3 aprile 2016.

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