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Chiara Dello Iacovo a Fattitaliani: "studio e talento vanno di pari passo". L'intervista

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Fino ad oggi i giurati del Premio Tenco 2016 possono indicare fino a tre preferenze per ogni categoria: in lizza per la Targa Tenco come Miglior Opera Prima c'è anche "Appena sveglia" di Chiara Dello Iacovo, arrivata seconda fra i giovani al Festival di Sanremo 2016 con "Introverso". Fattitaliani l'ha intervistata.

Nel disco si può sentire una grandissima energia, sia nei brani allegri o ballabili, sia in quelli più leggeri e sognanti. Qual è il motore di questa energia, a parte, ovviamente, la passione per la musica?
Credo fosse una forte esigenza di alternativa alla realtà. Durante il periodo di stesura di questo album stavo finendo il liceo e mi sentivo costretta in dinamiche che non mi calzavano. Scrivendo trovavo il mio mondo ideale, dove le cose che percepivo ma non riuscivo a spiegare agli altri prendevano forma e consistenza.
Un disco veramente ricco, sia da un punto di vista musicale, sia da un punto di vista testuale. Quanto conta, secondo te, lo studio e quanto la passione o quello che potremmo chiamare talento?
Vanno di pari passo. Puoi avere tutto il talento che vuoi ma se non hai una buona dose di testardaggine, costanza, chiarezza e soprattutto non sai come mettere in pratica quello che hai in mente perché ti mancano le basi solide, non duri a lungo. Sembra una paternale fatta dal pulpito, ma in realtà è il mantra che ripeto a me stessa ogni giorno nel tentativo di arginare il mio disordine sconclusionato.
Nel disco si notano tante influenze, provenienti in particolare dal pop italiano. Su tutti sembra spiccare Gazzè che vedo presente anche nelle foto sui social. C'è qualche altro nome di riferimento che potremmo citare?
Parecchi. I miei riferimenti ovviamente sono in continua mutazione, ma nel periodo in cui ho scritto le canzoni di questo album, il che risale ad un paio di anno fa, sono stata sicuramente influenzata da Max Gazzè, Mannarino, Cremonini, De Andrè, Daniele Silvestri… ma in realtà ogni canzone ha subito un’influenza specifica, anche perché sono nate a parecchio tempo di distanza l’una dall’altra.
Quanto può influire su una carriera artistica un'esperienza come quella di Sanremo?
Non essendo più negli anni '90, in cui internet era solo agli albori, il Festival di sicuro non ha più il potere di svoltare o far decollare una carriera. È una finestra che ti permette di arrivare ad un pubblico tanto vasto quanto limitato (i miei coetanei tendenzialmente vanno a cercare la musica su internet, non a Sanremo).
Per quanto mi riguarda è stata un’esperienza surreale: caotica, emozionante e se me lo si concede anche un po’ vintage. Il buffo di Sanremo è che cerca di stare al passo coi tempi e aggiornarsi, ma è così radicato all’interno di una tradizione decennale che in realtà al suo interno sembra tutto cristallizzato. È una parentesi fiabesca alla quale si deve stare attenti e non rimanere troppo affezionati, se no poi quando si torna nel mondo reale si rischia di fare difetto.
All'orizzonte (neanche troppo lontano) si intravede il Premio Tenco: il tuo nome e il tuo album d'esordio (Appena Sveglia) compaiono fra le nomination delle Targhe Tenco. Cosa hai da dirci a riguardo?
Io sono diffidente per natura nei confronti dei premi… il Premio Tenco però fa eccezione. Ne subisco il fascino del prestigio. Anche solo arrivare nella cinquina sarebbe una soddisfazione immensa.
Un particolare sogno nel cassetto da musicista?
Svuotare il cassetto, fargli prendere aria… poi mentre si fuma una sigaretta in tranquillità guardarlo dritto dritto nel pomello e domandargli: “Allora, adesso che abbiamo archiviato le vecchie cianfrusaglie, e ci troviamo di nuovo ad essere embrioni… dove VOGLIAMO andare?”. Giuseppe Vignanello.
©Riproduzione riservata


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