A seguito dell’incredibile storia dell’infermiera killer Fausta Bonino, arrestata dal Nas dei carabinieri con l'accusa di omicidio volontario di 13 pazienti ricoverati nell'ospedale di Piombino, lo psichiatra Michele Cucchi, direttore sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano, analizza il profilo dal punto di vista psicologico dell’infermiera di origine piemontese: “La letteratura scientifica forense parla di “Angeli della morte”, individui che uccidono in modo seriale le persone che assistono professionamente, come medici o paramedici – spiega Michele Cucchi – Anche questa donna sembra avere un profilo che si può trovare in questa tipologia di serial killer.
Una storia clinica personale di problemi psichici complessi che iniziano presto in gioventù e che spesso si caratterizzano per un'alternanza di eccessi d’insicurezza e gesti di onnipotenza, proprio a voler mitigare quella sensazione di fragilità che la contraddstingue”.“E’ interessante che infermieri o medici che esercitano da una vita solo ad un certo punto diventino assassini seriali particolarmente avidi di vittime – continua Cucchi – Visto la frequenza con cui poi agiscono, come se fossero "drogati" dalla sensazione che l'agito criminoso genera in loro. Queste persone agiscono sulla base di una fame emotiva di ciò che l'onnipontenza di questo crimine gli dà. Solo in taluni casi sono dei professionisti seriali, alienati, che studiano nel dettaglio il piano e che agiscono come veri predatori a sangue freddo”.
“La donna in questione sembra, dalle descrizioni, "bella ed indifferente": racconta e fa cose eclatanti nella totale indifferenza emotiva – conclude lo psichiatra – Questa è una caratteristica in buona parte dell'isteria, fenomeno che si caratterizza per una mancanza della capacità di vivere le emozioni, sentirle nel bene e nel male, utilizzarle come strumento sociale. Sono persone che somatizzano i propri sentimenti, che faticano a parlarne, e che spesso hanno sintomi fisici senza una vera causa organica. Ricercano un ruolo per avere un riconoscimento, sempre mancato, dagli altri. In questi casi la depressione e l'abuso di alcool sono conseguenze della struttura di personalità, raramente la depressione è primaria e l'abuso scorporato da altri tratti personologici dominanti”.