“L’acqua per la crescita sostenibile” il tema della Settimana mondiale dell’acqua, che si chiude oggi a Stoccolma (ieri). Oltre tremila i delegati presenti, esperti, politici, imprenditori di 130 Paesi e di quasi 300 organismi governativi e non. Le risorse idriche, bene indispensabile per la vita e gli ecosistemi del Pianeta, sono al centro degli obiettivi fissati dalle Nazioni Unite per il 2030, nell’Agenda per lo sviluppo sostenibile, approvata lo scorso anno. Roberta Gisotti ha intervistato Federico Properzi, capo consigliere dell’Ufficio Onu di coordinamento per l’Acqua (Un Water):
R. – L’acqua è un fattore importantissimo: basti pensare che tre su quattro lavori sul nostro Pianeta sono legati all’acqua. Questo vuol dire che se non ci fosse l’acqua avremmo – a livello globale – il 75% di disoccupazione. E’ chiaro che senza una gestione sostenibile delle nostre risorse idriche non si va lontano. Quindi, c’è bisogno di un sistema di governance sull’acqua che sia a livello globale. Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della Sanità e dell’Unicef, in questo momento ci sono 700 milioni di persone che non hanno accesso ad “acqua migliorata” – come dicono loro – un’acqua cioè che non è necessariamente potabile, ma che non è totalmente contaminata. Ci sono poi due miliardi e mezzo di persone che non hanno accesso ai servizi igienici di base. Se poi andiamo a considerare anche la potabilità dell’acqua, i numeri raddoppiano, triplicano…
D. – Dott. Properzio, a dir la verità di acqua si parla più in consessi internazionali che in ambiti nazionali e locali. A che punto siamo nel dibattito internazionale sul diritto all’acqua, quale bene comune?
R. – Nel 2010, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una Risoluzione dichiarando il diritto all’acqua e ai servizi igienici. Quindi, questo dibattito su come attuare il diritto all’acqua sta avanzando e ci sono anche discussioni importanti su come garantire un accesso all’acqua a tutti a un prezzo che possano poi permettersi tutti. Tutti hanno diritto ad avere l’acqua, ma non necessariamente gratis, perché dipende dalle situazioni. E’ sicuro, però, che ci vogliono delle politiche – in questo caso i governi sono responsabili a garantire queste politiche – che permettano a tutti l’accesso all’acqua, qualunque sia la propria condizione sociale.
D. – L’acqua ha un prezzo, ma l’acqua non è una semplice merce, come ha ribadito anche il card. Peter Turkson, tra i relatori della Settimana. Ma questa coscienza, che l’acqua non sia una semplice merce da porre al servizio solo del maggior profitto, sta crescendo o no?
R. – Direi che il dibattito avanza, è ancora aperto e che le posizioni sono molto polarizzate su questo argomento. Se si pensa, poi, alla nuova Agenda di sviluppo sostenibile che ci porterà fino al 2030, tutti stanno pensando a come trovare le risorse per finanziare questa Agenda, perché se nell’Agenda precedente – quella degli Obiettivi del Millennio, dal 2000 al 2015 – si ragionava in milioni di dollari, adesso si ragiona in miliardi di dollari. Quindi, la domanda che tutti si fanno è: chi pagherà? Da dove verranno i finanziamenti? L’aiuto allo sviluppo tradizionale non sta certo vivendo un buon periodo… Ci sono tante domande, ma per adesso non ci sono molte risposte, purtroppo. Però, ad esempio, le Nazioni Unite, insieme con la Banca Mondiale, hanno recentemente formato un gruppo di 10 capi di Stato proprio sull’acqua, con due co-presidenti, che sono il Messico e le Mauritius, che stanno lavorando su questi problemi e usando il loro peso politico per promuovere anche discussioni e decisioni importanti sui finanziamenti e alla fine riuscire ad attuare l’Agenda del 2030, nel quale c’è l’obiettivo di sviluppo sostenibile dedicato all’acqua, non solo all’acqua potabile, a tutto il ciclo idrico: sicuramente con un costo, ma con grandi benefici per tutti noi.
D. – Il risultato dei lavori di questa Settimana che fine farà?
R. – Questa Settimana è importantissima perché è un momento in cui, tutti gli anni, tutti coloro che lavorano in ambiti collegati all’acqua, a livello delle politiche nazionali, si trovano qui a Stoccolma per discutere, per imparare l’uno dall’altro. E’, quindi, sicuramente un momento importantissimo. I risultati di questa Settimana ci aiuteranno poi nei passi che dovremo compiere nei prossimi 15 anni.