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Land Of Blue Echoes, 5° album di Marco Ragni "mai fatto ingabbiare da schemi". L'intervista

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A due anni dal doppio Mother From The Sun, ancora una volta con l'etichetta americana Melodic Revolution Records, Marco Ragni torna con un lavoro ambizioso, all'insegna di un prog-rock sganciato da atmosfere e tematiche canoniche, caratterizzato invece da un crocevia di influenze che vanno dalla psichedelia al nuovo rock internazionale, passando per gli amatissimi Pink Floyd.
Non è un caso che in Land Of Blue Echoes spicchi proprio Durga McBroom, dal 1987 corista per Pink Floyd e David Gilmour. Insieme a lei special guest come Fernando Perdomo, Peter Matuchniak, Jeff Mack (Scarlet Hollow), Colin Tench (Corvus Stone), Vance Gloster (Gekko Project), Hamlet (Transport Aerian) e Jacopo Ghirardini (Stalag 17). Al centro dell'album un Ragni meticoloso polistrumentista, come accade dagli inizi della sua discografia solista. Attivo dalla seconda metà degli anni '80, titolare di cinque album in proprio e due live, Marco Ragni immagina un progressive moderno e accattivante, una "terra dagli echi blu" in cui possano esprimersi svariate influenze, rielaborate alla luce della propria personalità.
Land Of Blue Echoesè il tuo quinto album, che arriva a breve distanza dal precedente Mother From the Sun, addirittura un doppio… che differenze ci sono tra i due dischi?
In effetti i Pink Floyd non sono mai stati così tanto prog come l’etichetta vuole... Ma ho sempre amato e amerò la loro capacità di creare melodie accattivanti anche quando componevano brani da 20 minuti. Forse l’unico album veramente progressive di Waters e compagni è stato Atom heart mother… Come ho amato loro, così anche i Genesis o i nostri Banco del Mutuo Soccorso o Biglietto per l’inferno. 
Un elemento importante sono i due special guest stranieri, Durga McBroom e Fernando Perdomo. Come mai hai scelto loro e come si è sviluppata la collaborazione?
Durga McBroom è sempre stata un mio pallino… Vidi i primi filmati live dei Pink Floyd quando lei era la corista, nel tour di Momentary lapse of reason. Mi innamorai artisticamente di quella voce così potente ma allo stesso tempo dolce. Fantasticavo che sarebbe stato meraviglioso avere una cantante di quel calibro in un mio album... Un giorno dell’anno scorso dissi a mia moglie: “Sai che faccio, io provo a spedirle dei brani e a chiederle se vuole cantare nel mio disco, male che va mi dice no.” E così trent’anni dopo quel tour, grazie ad amicizie comuni, ho avuto l’opportunità di far sentire alcuni miei brani a cui stavo lavorando proprio alla mia corista preferita. Le ho scritto e le ho chiesto che cosa ne pensasse e se avesse il piacere di cantare nel mio nuovo album. Lei è rimasta entusiasta delle atmosfere create in Nucleus, la suite da 22 minuti scritta proprio pensando alla sua voce, così abbiamo iniziato a collaborare. La chiave per unire questi miei mondi musicali è la libertà compositiva. Non mi sono mai fatto ingabbiare da schemi e non ho mai voluto replicare un sound piuttosto che un’atmosfera. Ho sempre cercato di rielaborare tutte le mie influenze musicali mettendoci quello che ho nella testa non come musicista, ma come persona.
Non dimentichiamo l’apporto di Peter Matuchniak, Jeff Mack, Colin Tench, Vance Gloster e Hamlet.
Tutti miei compagni di etichetta, musicisti sopraffini e persone gentilissime oltre che ottimi amici. Ho sempre amato le collaborazioni, così anni ‘60! E devo dire che come mai negli album precedenti in questo nuovo disco ce ne sono state parecchie e tutte meravigliose. Peter ha dato un tocco British con la sua chitarra a metà strada tra Steve Hackett e John Petrucci, suonando gran parte del disco. Colin dei Corvus Stone appare solo in Between moon and earth ma lascia comunque il segno con il suo gusto molto personale. Jeff, bassista molto quadrato e fantasioso, ha dato compattezza alla sezione ritmica anche lui suonando quasi tutto il disco. Poi Vance, ottimo tastierista con un paio di parti all’organo e al synth, Hamlet che suona il basso e le tastiere nel brano di chiusura Queen of blue fires. Ultimo ma non ultimo il batterista Jacopo Ghirardini, amico di vecchia data nonché membro negli anni ‘90 di alcune mie passate formazioni con la sua non convenzionale batteria. 
Nella seconda metà degli anni ’80 debuttasti con due album all’insegna della psichedelia, che però consideri una sorta di “antefatto” alla tua discografia ufficiale, come mai? 
Ero alle prime armi e anche il mio inglese lo era! Oltretutto la qualità audio (registrai con un 4 tracce della Fostex) non era proprio il massimo. Qualcosa di buono c’era ma non così buono da metterlo sul mercato. Fu divertente però scoprire che si poteva fare psichedelia anche solo con una chitarra, una cassetta Basf da 60 minuti e un 4 tracce con la possibilità di registrare un assolo al contrario come in Sgt. Pepper o Are you experienced?
Land Of Blue Echoes calcherà i palchi? Cosa succederà prossimamente?
L’idea sarebbe quella di calcarli eccome! Purtroppo c’è una sempre maggiore difficoltà a trovare date, soprattutto qui da noi. Ecco perché sto preparando insieme ad alcuni musicisti un DVD live che vedrà pezzi di Mother from the sun e Land of blue echoes, mescolarsi ad altri più vecchi del mio repertorio da solista. L’idea è quella di trovare un’agenzia di booking e provare a girare l’Europa. Poi c’è un sogno nel cassetto che magari vi svelerò a cose fatte…

Marco Ragni: vocals, acoustic and electric guitars, keyboards, bass, lap steel guitars, greek bouzuki Special Guests: Durga McBroom (Pink Floyd): Vocals Peter Matuchniak: Lead guitar Jeff Mack (Scarlet Hollow): Bass Jacopo Ghirardini (Stalag 17): Drums Fernando Perdomo: Lead guitar on “Money doesn’t think Colin Tench (Corvus Stone): Lead guitar on “Between moon and earth Vance Gloster (Gekko Project): Keyboards and Hammond Organ Hamlet (Transport Aerian): Bass on “Queen of blue fires” Info: Marco Ragni: www.marcoragni.com Melodic Revolution Records: www.melodicrevolutionrecords.com Synpress44 Ufficio stampa: www.synpress44.com

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