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"Wagner Day", in tv le 15 ore dell'Anello del Nibelungo

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Ieri è stata una giornata che ha segnato i rapporti tra la musica e la televisione: Sky Arte infatti ha trasmesso tutto l'"Anello del Nibelungo" per un vero e proprio "Wagner Day", riprendendo le opere dell'intera "Tetralogia" allestita nello storico Teatro di Bayreuth e proponendole ad un vastissimo pubblico. Il servizio di Luca Pellegrini

Quindici ore in compagnia di Wagner, dalle 9 del mattino fino a notte inoltrata, sul canale Sky Arte di cinque Paesi europei, compresa l'Italia, per seguire l'"Anello del Nibelungo" per la prima volta in televisione dal Festival di Bayreuth, dal teatro che lo stesso Wagner ha pensato e fatto costruire e che è divenuto la sede di uno dei più importanti e richiesti avvenimenti musicali del mondo, anni di attesa per avere un biglietto. La "Tetralogia", in un allestimento provocatorio di Frank Castorf, è stata diretta da Marek Janowski e interpretata da un cast di assoluto rilievo, osannato dal pubblico. Abbiamo chiesto a Roberto Pisoni, direttore del canale culturale di Sky, come si è arrivati a questa vera e propria impresa televisiva:
R. – Il progetto nasce in concomitanza con il lancio di Sky Arts Germania. Quindi, da parte dai tedeschi è stato espresso il desiderio di inaugurare il canale con un’operazione culturale forte e fortemente riconoscibile. L’idea quindi di trasmettere l’intero anello sembrava un’idea fortissima, perché era una cosa mai fatta prima. Era un Festival che, ovviamente, ha una storia importantissima, quindi aveva tutta una serie di caratteristiche che lo rendevano perfetto per il lancio del canale tedesco.
D. – Questo passaggio su uno schermo televisivo che cosa significa per l’opera lirica?
R. – In generale, noi ci siamo interrogati spessissimo su questa questione che vale per l’opera, ma anche per il teatro, per la documentazione di mostre e per molte esperienze di tipo culturale. È ovvio che l’esperienza – quindi la presenza in prima persona – è fondamentale in questo genere di eventi. La televisione è un filtro e una distanza rispetto a chi partecipa a un’opera stando seduto nel teatro. Quello che possiamo e cerchiamo di fare è documentare con la maggiore attenzione possibile uno spettacolo che non è fatto per andare in televisione. Però, in questo caso, il fatto di consentire a molte persone che mai potrebbero andare a Bayreuth – perché è difficile andarci, perché non è semplice ottenere i biglietti, perché molti non hanno la possibilità di affrontare il viaggio e le spese – di suggerire cosa può essere partecipare a uno spettacolo di questo tipo – anche avendo dei punti di vista che in teatro inevitabilmente non si possono avere – è ovvio che si tratta di un’operazione di mediazione. Però, credo che per eventi di questo tipo, cioè per spettacoli unici ai quali non si ha la possibilità di assistere, partecipare emotivamente, se non attraverso le riprese televisive, sia una proposta abbastanza straordinaria.
Francesco Micheli si è recato nella cittadina tedesca in cui Wagner ha vissuto e lavorato, questa volta per una esperienza completamente diversa:
R. – Ero stato a Bayreuth tanti anni fa, grazie alla Fondazione Wagner di Venezia, ad assistere a tutte le opere di quell’edizione, ma era finita lì. Invece, è un artista che amo molto, sia per il talento creativo dal punto di vista drammaturgico e musicale, sia perché la sua visione e il suo interesse per il rapporto tra l’atto creativo, artistico, e la sua fruizione, così ad ampio raggio, a tal punto da inventarsi un teatro, mi interessano molto oggi. E quindi è stata una grande occasione proprio per penetrare i segreti del genio wagneriano. E con questa produzione così variegata e importante direi che ci siamo riusciti.
D. – Maestro, un compito difficilissimo quello di raccontare le quattro opere dell'"Anello" in pochi minuti per il pubblico televisivo italiano…    
R. – Abbiamo cercato di seguire due binari: il primo legato alla possibilità, che ha il mezzo televisivo, di far venire voglia alla gente di vivere esperienze reali: il fatto di essere a Bayreuth, di mostrare l’esperienza di Wagner a Bayreuth, al pubblico, fa venire voglia di andarci. A maggior ragione se poi, grazie ai potenti mezzi, si può per esempio entrare in buca, nel mitico abisso mistico del teatro di Bayreuth. Il secondo aspetto è la vicenda: è una saga stupefacente che – davvero – denuncia il desiderio di Wagner di traghettare l’umanità ottocentesca verso un mondo nuovo, fatto di nuovi ideali, che si incarnano in figure mitologiche poco o per nulla note. E in realtà, così facendo, con uno scenario cosmogonico e apocalittico, visto come va a finire, Wagner riesce a disegnare l’identità dell’uomo moderno. Luca Pellegrini, Radio Vaticana, Radiogiornale del 1° agosto 2016.

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