La protagonista di "Un disastro chiamato amore" (Leggereditore, Fanucci Group, pp. 320 - €14,90) primo romanzo della giornalista e scrittrice Chiara Giacobelli si chiama Vivienne: è francese, lavora a Parigi e vive a Montmartre: è una ragazza buffa e imbranata che colleziona una figuraccia dopo l’altra, fa i conti con una fallimentare carriera di scrittrice e soffre di un numero indefinito di fobie. A Fattitaliani l'autrice parla della gestazione del libro, delle tante affinità che la legano al personaggio chiave, delle emozioni provate per il suo "debutto" nella narrativa.
"Un disastro chiamato amore" è il tuo primo romanzo: quanto è nato prima, attraverso e dopo le altre esperienze (blog, articoli, saggi, guide...)?
Diciamo che è stato un work in progress iniziato qualche anno fa e terminato pochi giorni prima della pubblicazione. Tutto quanto ho fatto e scritto fino ad oggi nella mia "carriera" ha sicuramente influenzato il prodotto finale, non soltanto a livello di aneddoti inseriti e bagaglio culturale da cui ho attinto, ma anche nella sicurezza in me stessa come scrittrice (che vacilla ancora molto, però quantomeno non è più così drammatica da impedirmi di pubblicare un romanzo come in passato (sorride, ndr).
A livello di scrittura, che cosa è risultato più difficile nel passare alla narrativa?
Il confronto con il mercato e il saper accettare che un tuo libro, considerato da te al pari di un figlio, diventi un mero prodotto commerciale. Sapevo benissimo che questo passaggio mi avrebbe ferita e sarebbe stato destabilizzante per me, ecco perché ho aspettato così tanto prima di pubblicare un romanzo. In effetti in alcuni momenti è stata dura, ma adesso il calore del pubblico mi sta ripagando di tutto. Non mi aspettavo un'accoglienza del genere!
Vivienne vive a Parigi, a Montmartre: un tuo sogno personale?
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In lei di te stessa hai proiettato in misura maggiore le tue esperienze professionali, le ambizioni, i rimpianti o le delusioni?
Niente di tutto ciò, ma il senso di auto-ironia e la capacità di collezionare un insieme infinito di gaffe, figuracce, tipi improbabili, situazioni imbarazzanti, pensieri catastrofici e fobie. Lo so, all'apparenza potrei sembrare una ragazza normale, eppure... Nb: i disastri che combina mi sono tutti capitati realmente, persino i più surreali.
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La copertina del romanzo |
A proposito di giornalismo, sei d'accordo con lei nell'affermare che "i culi fanno audience, Platone no"?
Assolutamente sì. Altrimenti non l'avrei scritto (sorride, ndr).
E con le fobie tu come stai messa?
In generale bene, nel senso che le sto affrontando. La strada è ancora lunga, ma non sono il genere di persona che si ferma davanti a una paura o a un ostacolo. Piano piano, con i miei tempi, affronto ogni battaglia e finora posso dire di averle vinte tutte. Quando ho perso, è soltanto perché mi stavo incaponendo sulla questione sbagliata, ma l'ho capito solo con il senno di poi.
Anche tu parli fra te e te e prepari i tuoi discorsi mentali prima di un appuntamento o di un incontro?
Non è un pensiero cosciente e premeditato, piuttosto un flusso di coscienza alla James Joyce e un insieme di aspettative che non riesco a frenare, nonostante sappia bene che poi verranno puntualmente deluse. Se voli troppo in alto, il rischio che tu possa non raggiungere l'obiettivo prefissato è alto.
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Henry Cavill |
Se dovessi pensare a un film per proiettare sul grande schermo le atmosfere del romanzo, quale regista e cast ti verrebbero subito in mente?
Non saprei dirti sul regista, ma non ho dubbi in merito al protagonista maschile: sono pronta a fare carte false pur di avere Henry Cavill!
Hai mai ricevuto come Vivienne una telefonata che ti ha portato "a vivere un'avventura inaspettata"?
Ne ho ricevute diverse, inaspettate ma meritate. E non me ne sono fatta scappare nessuna! Giovanni Zambito.