L’Italia si posiziona all’ottavo posto della classifica dei Paesi del G20 per il livello di benessere dei bambini. È questo il dato che emerge dal nuovo indice contenuto nel rapporto "Economic Playgrounds 2016", lanciato da Save the Children alla vigilia del G20 dei ministri delle Finanze in Cina.
A destare preoccupazione è soprattutto il tasso di disoccupazione giovanile (tra i 15 e i 24 anni di età). Per quanto riguarda l’educazione, dimensione fondamentale per garantire a tutti i bambini benessere e opportunità, l’Italia occupa solo l'11.mo posto, mentre ai primi tre posti della classifica si trovano Canada, Germania e Repubblica di Corea. In tema di salute, preoccupano invece i dati sui bambini italiani tra 0 e 19 anni obesi o in sovrappeso. Le buone notizie giungono, invece, dall'uguaglianza per genere, dove l'Italia si aggiudica il secondo posto in graduatoria. Raffaela Milano, direttore dei programmi Italia Europa di Save the Children, ne ha parlato nell'intervista di Michele Ungolo:
R. – Questi anni di crisi hanno confermato moltissimi problemi e moltissime situazioni di emergenza che riguardano anche i bambini del nostro Paese – di un Paese quindi che appartiene comunque all’area sviluppata, come i Paesi del G20. Abbiamo in particolare alcuni dati molto preoccupanti relativi all’educazione, quella che noi come “Save the Children” definiamo la povertà educativa dei bambini. Per quanto riguarda la salute, c’è un tasso di bambini sovrappeso e obesi, quindi cattiva alimentazione dell’infanzia, e poi anche i problemi molto noti della disoccupazione giovanile. Non siamo riusciti in questi anni a garantire una crescita di questi indicatori che sono così importanti proprio per i più piccoli.
D. – Questi dati a cosa sono dovuti?
R. – Per quanto riguarda in particolare l’educazione, sicuramente c’è stato negli anni un disimpegno. Ora fortunatamente ci sono stati dei segnali importanti di inversione di questa tendenza. Però, di fatto, se guardiamo la spesa negli ultimi anni dedicata all’istruzione pubblica dell’infanzia, vediamo che il dato è molto, molto negativo. Basti pensare agli asili nido che alla fine sono la base di partenza di un percorso educativo dei bambini: in alcune regioni italiane, come la Calabria, solo due bambini su 100 hanno un posto in un asilo nido. Quindi, diciamo che c’è uno scarso investimento sui servizi educativi, sia scolastici sia extrascolastici, che troppo spesso sono diventati un lusso per famiglie impoverite dalla crisi. Ricordiamoci che in Italia dati Istat recentissimi ci confermano che oltre un milione e 300 mila bambini e adolescenti sono in condizione di povertà assoluta, cioè non hanno il necessario di beni e servizi per condurre una vita dignitosa.
D. – Anche il tasso di disoccupazione giovanile risulta assai elevato: dà preoccupazione questo dato?
R. – E’ una preoccupazione enorme perché questo dato diventa anche una demotivazione, per esempio per gli adolescenti, a proseguire gli studi. Abbiamo anche un dato di dispersione scolastica molto elevato, cioè di ragazzi e ragazze che non vanno oltre il diploma di terza media, per intenderci, perché non vedono nello studio una motivazione per raggiungere una professionalità, avere la possibilità di sperimentare i propri talenti, le proprie capacità e quindi molto presto si rassegnano ad attività, anche lavorative, talvolta anche in condizione di lavoro nero e di sfruttamento e questo certamente non aiuta: non solo loro, ma più in generale lo sviluppo del nostro Paese.
D. – Le buone notizie, invece, giungono dall’uguaglianza di genere …
R. – Qui ci aiuta molto un dato relativo al nostro Servizio sanitario nazionale, cioè il fatto di avere un tasso di mortalità infantile tra i più bassi del mondo, anche questo dovuto al fatto che siamo un Paese che, al contrario di altri, ha un accesso universale al Servizio sanitario. Quindi, per esempio, per avere un bambino, al Servizio sanitario nazionale possono accedere tutte le donne, a prescindere anche dalla loro condizione giuridica, se sono regolarmente presenti in Italia o meno… Quindi, da questo punto di vista la tutela della maternità ci aiuta molto. E poi, ci sono anche cambiamenti piuttosto positivi che vengono considerati in questo indice e che riguardano, ad esempio, la presenza delle donne nelle istituzioni: anche qui dobbiamo dire che ci sono stati passi avanti importanti.
D. – Dove dovrebbe intervenire l’Italia?
R. – Sul tema della povertà minorile, che poi condiziona per esempio la povertà alimentare. Devo dire che quest’anno, nella Legge di stabilità, per la prima volta è stato previsto un intervento specifico, dedicato proprio a contrastare sia la povertà minorile dal punto di vista economico, con il sostegno all’inclusione attiva, sia un fondo dedicato proprio alla povertà educativa. E si tratta di un primo passo: chiaramente, non sufficiente. Purtroppo, non possiamo aspettarci che questo ci faccia risalire la china immediatamente. Michele Ungolo, Radio Vaticana, Radiogiornale del 23 luglio 2016.