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Aupi, NELLA CAPITALE UNO PSICOLOGO OGNI 300 ABITANTI. CRESCE L'ALLARME DISOCCUPAZIONE

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L’Italia è al primo posto, rispetto al resto d’Europa, per il numero di psicologi iscritti all’Ordine. Si tratta di cento mila professionisti ma, a differenza degli altri Paesi, solo la metà di loro lavora e questa professione fatica a decollare. Dati in controtendenza e nessuna intenzione di invertire la rotta, almeno così sembra.
La scorsa settimana l’Aupi, l’associazione unitaria psicologi italiani, tramite il suo segretario generale, Mario Sellini, aveva lanciato l’allarme ed esortato i giovani studenti a non iscriversi alla facoltà di Psicologia, poiché – drammaticamente – la possibilità di lavorare è pari a zero. I numeri dei laureati e degli iscritti all’Ordine aumenta di anno in anno in maniera esorbitante. Ed oggi c’è un altro dato ad indicare una situazione davvero esplosiva: nella Capitale si può trovare uno psicologo ogni 300 abitanti.
Secondo una ricerca che l’Ordine degli Psicologi aveva commissionato ad Eurisiko nel 2014, tra i 45 mila che al momento della ricerca lavoravano solo seimila avevano trovato posto in strutture pubbliche. Un migliaio lavorava presso gli enti locali, gli altri esercitavano la libera professione, ma con livelli di reddito molto bassi, tranne in piccoli casi, di professionisti con studi avviati e grande esperienza.
“Il punto è che a Medicina, per esempio – spiega Sellini - i posti vengono decisi sulla base di quanti medici potrà assorbire il sistema sanitario. A Psicologia no. E pensare che a Roma la facoltà si chiama Medicina e Psicologia… E come se non bastasse i laureati che vogliono continuare il proprio percorso accademico e frequentare una scuola di specializzazione, non hanno molte chance: ci sono circa 100 posti in tutta Italia per 15 scuole di specializzazione. Con la beffa che il Miur ha autorizzato numerose scuole di specializzazione private che rilasciano un titolo equipollente a quello pubblico. Possibile che nessuno vigila su questo? Se a Roma si trova uno psicologo ogni 300 abitanti la responsabilità è delle Università che non orientano oppure orientano male? E intanto il contributo pubblico arriva – circa 6 mila euro l’anno per studente universitario – ma è del tutto sprecato, senza una pianificazione seria dei corsi di studio. Come AUPI – conclude Sellini – cercheremo di approfondire la questione e se ci sono delle responsabilità precise, qualcuno dovrà risponderne. Per il momento invitiamo ad una seria razionalizzazione dei posti nella facoltà di Psicologia e, contemporaneamente, ci rivolgiamo gli studenti e le loro famiglie affinchè prendano in considerazione il nostro appello”.


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