A Palermo arrestati i tre presunti rapinatori che lo scorso 30 giugno avrebbero realizzato un colpo ai danni di una sala giochi in via Molinari. A organizzare la rapina sarebbe stato un ex poliziotto, Vincenzo Ruisi, in servizio alla Questura di Palermo fino al giugno del 1996, quando ne fu allontanato.
Per lui è stato disposto il fermo come indiziato per rapina aggravata, e adesso è rinchiuso nel carcere dei Pagliarelli. L’uomo era stato condannato dalla Corte di Appello di Milano a 5 anni e 8 mesi di reclusione e interdizione dai pubblici uffici per aver commesso, con altri, otto rapine aggravate dall’utilizzo di un’arma d’ordinanza.
Il sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato, è stato sottoposto all’obbligo di firma così come il dipendente comunale Marino Battaglia. Gli hanno contestato peculato, truffa aggravata, falso in atto pubblico e abuso d’ufficio.
Salvatore Burrafato, figlio del brigadiere della polizia penitenziaria ucciso dalla mafia nel 1982, è uno dei simboli del movimento antimafia.
Filippo Gusmano, l’assessore all’agricoltura di San Teodoro, un comune dei Nebrodi, si sarebbe dovuto occupare della valorizzazione dei prodotti tipici del territorio, aiutare gli agricoltori in difficoltà, eccetera eccetera. In effetti si è dato all’agricoltura in prima persona dimostrando anche una certa capacità imprenditoriale, ma è andato, come dire, un pochino fuori tema: si era buttato infatti nella coltivazione della canapa indiana. L’hanno arrestato in flagranza i carabinieri.
Insomma, se tutte le accuse fossero confermate avremmo un poliziotto rapinatore, un simbolo antimafia che truffa e un assessore all’agricoltura che coltiva droga.
Avete presente gli ossimori come “povero ricco”, “ghiaccio bollente”, “silenzio assordante”? Ecco, questi sarebbero secondo me “ossimori morali”: poliziotto-rapinatore, simbolo antimafia che truffa, assessore all’agricoltura-coltivatore di cannabis. Brutti ossimoracci con una grossa carica distruttiva sulla fiducia della gente nelle istituzioni.
Casi del genere andrebbero trattati con particolare severità, perché al reato specifico aggiungono quello di “cattivo esempio da parte di soggetti ad alta responsabilità pubblica”.
Un reato che uccide, soprattutto nei giovani, la speranza in un futuro dove l’etica torni a essere importante.
Carlo Barbieri
Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, NitroNews, Il Fatto Bresciano, QLnews, Sicilia Journal e Malgrado Tutto, testata su cui hanno scritto Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha scritto fra l’altro “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non”, i gialli “La pietra al collo” (Todaro Editore, ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco) e “Uno sì e uno no”, una raccolta di racconti pubblicata da D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati alla VI edizione del Premio Internazionale Città di Cattolica, al IV Premio di letteratura umoristica Umberto Domina e alla VII edizione del Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.