“Sono ancora giovane per sottopormi ai controlli” (36%), “Mi vergogno troppo” (32%) o “Non lo faccio perché non voglio che si venga a sapere” (29%). Sono queste le scuse che 3 italiani su 10 (31%) utilizzano per evitare i controlli urologici raccomandati dai medici per tenere sotto controllo l’ipertrofia prostatica benigna (IPB), una condizione fisiologica caratterizzata da disturbi urinari associati all’ingrossamento della ghiandola prostatica. Una leggerezza data dal pudore di essere visitati dall’urologo o dalla vergogna che altri siano a conoscenza dei propri problemi intimi.
Oggi l’innovativa tecnica per l’enucleazione della prostata ThuLEP con la tecnologia di Cyber TM, permette operazioni precise e rapide in modalità one-day-clinic. Questo sistema, è un laser al tullio ad alta potenza made in Italy creato daQuanta System, azienda italiana leader nella tecnologia laser in ambito medicale. Tra i più timidi e restii gli uomini tra i 40 e i 59 anni (64%) soprattutto del Sud (37%), principalmente impiegati (21%) e liberi professionisti (16%).É quanto emerge da uno studio condotto da Quanta System Observatory in occasione del mese della prevenzione urologica, effettuato con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 1200 uomini di età compresa tra i 30 e i 65 anni, attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community dedicate, per scoprire perché così tanti italiani non si sottopongono ai controlli medici per il monitoraggio della prostata.
“Innanzitutto tengo a precisare che fortunatamente l’ipertrofia prostatica benigna non rappresenta un vero e proprio pericolo – afferma Luca Carmignani, primario di Urologia al IRCCS Policlinico San Donato e professore associato presso l’Università degli Studi di Milano – Si tratta del fisiologico ingrossamento della prostata a cui tutti gli uomini vanno incontro a partire dai 50 anni. Benché possa procurare sintomi urinari che compromettono non poco la qualità della vita, costringendo spesso persone molto anziane, se non trattata, a ricorrere a soluzioni fastidiose come il catetere permanente, è una patologia che oggi si può curare con successo; è però vero che gli uomini temono molto i disturbi alla prostata, ma ciò perché tendono a fare confusione fra patologie benigne e maligne. Sono portati, inoltre, a ignorare qualsiasi disturbo o, più precisamente, a non voler ammettere di avere eventuali problemi”.
L’ipertrofia prostatica benigna rappresenta una patologia estremamente comune nell'uomo, basti pensare che viene regolarmente diagnosticata nel 50% degli uomini over 60 e nella quasi totalità degli ottuagenari. Numeri che dovrebbero allarmare gli italiani che invece, secondo i dati presentati dalla Società Italiana di Urologia, solamente nel 10-20% dei casi si sottopongono a visite di prevenzione e che in 9 casi su 10 si recano dall’urologo solo con l’insorgenza di gravi sintomi che li motivano a superare la propria timidezza e le proprie paure.
“Una soluzione che si è dimostrata molto efficace per il trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna è l’intervento chirurgico di prostatectomia transuretrale che sfrutta il laser al tullio (ThuLEP) – continua Carmignani – Il laser al tullio è idoneo al trattamento dei tessuti molli, quale è la prostata. Il raggio laser viene fortemente assorbito da tutti i tessuti, senza propagarsi in zone che non devono essere interessate dal trattamento. Per via uretrale viene introdotto uno strumento (resettoscopio) attraverso cui s’inserisce una sonda laser. Il laser asporta la porzione di prostata aumentata; essa viene quindi ridotta in frammenti più piccoli, che vengono infine aspirati. Si ottiene in questo modo un aumento della forza del getto urinario e una riduzione del residuo di urina che resta nella vescica dopo avere fatto pipì. Il paziente urinerà dunque meno spesso e il getto risulterà più potente; si ridurrà o annullerà la necessità di fare pipì di notte, così come il numero degli episodi d’infezioni alle vie urinarie, tipici e fastidiosi sintomi provocati dall’ipertrofia prostatica benigna”.
L’operazione inoltre assicura il mantenimento di una normale e attiva vita sessuale. Un grande vantaggio per glioltre 40mila uomini che ogni anno in Italia vengono operati alla prostata a causa dell'iperplasia prostatica benigna. Con questa procedura afferma il Prof. Carmignani “si ha una riduzione del sanguinamento, che permette di eseguire tale procedura anche nei pazienti con problemi di coagulazione; inoltre diminuisce il periodo in cui, dopo l’intervento, è necessario tenere il catetere, che può essere rimosso già il giorno successivo. Questi vantaggi fanno sì che questo tipo di intervento possa essere praticato anche su pazienti molto anziani (over 80), in molti casi già in terapia antiaggregante o anticoagulante, ai quali, sino ad ora, la chirurgia era spesso preclusa a favore di soluzioni ben più pesanti e rischiose e prosegue: “ai pazienti sono risparmiati i disagi e le sofferenze provocate dalla necessità di portare il catetere a permanenza, e la loro qualità di vita può migliorare significativamente”.
Ma quali sono le altre motivazioni che inibiscono gli uomini a sottoporsi ai controlli medici raccomandati dagli specialisti? Se al primo posto ci sono il persistente pudore di essere visitati nelle parti intime dall’urologo (35%), e dalla vergogna che altri siano a conoscenza dei propri problemi di salute (29%), non mancano nemmeno quelli che hanno paura di doversi sottoporre a un intervento chirurgico (22%), coloro che hanno paura della possibilità che insorgano eventuali effetti collaterali dopo l’intervento (19%) e, nonostante il passare degli anni e l’arrivo dei primi sintomi, si ostina nella non accettazione del problema (15%).
Una tendenza preoccupante che però non è eguale in ogni parte dello Stivale. Basti pensare che secondo quanto emerso dall’indagine al Sud la percentuale di chi non si sottopone ai controlli urologici sale al 37% mentre, al Centro (32%) e al Nord (25%) le cifre sono leggermente più positive. Tra i più timidi e restii gli uomini con età che varia nella fascia tra i 40 e i 59 anni (64% del totale), inclini a non accettare e il problema a oltranza, mentre sono il 36% quelli oltre i 60 anni.